Prole proletaria?

Pubblicato il da eternoritorno

Leggo con tristezza gli ultimi sondaggi sulla mobilità sociale nel nostro paese. Con tristezza perché davvero conclusa è l'epoca delle sorprese. Si può dire valga l'adagio per cui finiti sul serio sono i tempi in cui anche eccellenti compositori procreavano - e non solo opere musicali. Della numerosissima prole di Giovanni Sebastiano Bacco, infatti, ben quattro furono musicisti di notevole importanza. Anzi, noti e stranoti. Questo per dire che a volte la mobilità sociale non è desiderata fino in fondo. Anche quando lo "status" di eccellente artista faticava ad essere riconosciuto (Bach sbancava il lunario solo perché "Maestro di Cappella", non certo in quanto compositore - ricordate l'episodio di uno stupito Felice Mendelssohn che scopre spartiti originali di Bach al mercato del pesce, come "contenitore" di saporite sarde?).

Oggi, quando va bene, i figli degli operai finiscono per fare gli operai. In pratica è un esercizio economico a facile portata rivoluzionaria. La prole del proletariato, infatti, quando non vota Berlusconi, vede davanti a sè un futuro incerto in cui i padri, i proletari di primo livello, a fatica potranno sostenere, in quanto nonni e pensionati, l'eventuale prole di terzo. Con i genitori al lavoro, i nuovi pargoletti verranno accuditi dai nonni marxisti solo nella più rosea delle previsioni - in primis perchè non ci sono più nonni marxisti; in secundis perchè è finito il tempo della famiglia allargata. Non si fanno più figli, e quelli che si fanno sono già destinati ad un futuro di precariato e bassa manovalanza.

L'opposto vale per la medio-alta borghesia cittadina. Nell'impianto del babbo circolano i concerti brandeburghesi senza che nessuno ricordi da quale genio vennero concepiti. Uomini tutti d'un pezzo, capaci di accettare protezioni a chiare condizioni (il primogenito di Bach, tanto per rimanere in tema, fu troppo orgoglioso per legarsi a mecenati della buona società, di conseguenza creò con discontinuità). Tutto questo manca nella linearità post-metafisica della cristallizzazione sociale. Il medico passerà il testimone al medico suo figlio, il notaio chiuderà le porte a qualsivoglia intruso, l'architetto chiamerà il "suo" Giulio perchè gli allunghi la squadra e il righello, il professore piazzerà l'amata nipotina nel primo buco a disposizione.

Una bella situazione, considerando in aggiunta l'ottimo stato in cui versa la meraviglia barocca della scuola pubblica italiana.

Sento già il coretto: "Ma che c'è frega, ma che c'è importa..."

Non a caso è il solito coretto di ubriachi

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